Piante tintorie
“Ogni nuovo mattino, uscirò per le strade cercando i colori”
(Cesare Pavese)
Avete idea di quali sono le erbe tintorie? Perché abbiamo scelto le tinture naturali?
Perché provengono da fonti rinnovabili, essendo presenti in natura, le piante da cui si ottengono le tinture sono una fonte completamente rinnovabile di colore.
Non sono tossiche per l'ambiente, gli scarti delle tinture naturali possono essere riutilizzati come fertilizzanti.
Sono delicate sulla pelle, le fibre tinte naturalmente hanno proprietà deodoranti, antimicrobiche e non sono aggressive sulla pelle.
Noi le abbiamo scoperte grazie ad un artigiano che ora realizza i colori per le nostre impronte di fiori e foglie vere, ma prima di parlare in dettaglio di loro, volevamo farvi conoscere il racconto che c’è dietro la nostra scelta e com’è avvenuta.
Mafalda un giorno passeggiando tra le bancarelle di una manifestazione sui prodotti della natura, si è imbattuta nel banchetto di un giovane che esponeva all’interno di barattoli in vetro radici, foglie e fusti e accanto c’erano colori a cera ed acquerelli; parlando ha scoperto di essere di fronte ad una persona con molti anni di esperienza nel settore dei colori naturali e con importanti esperienze in Italia e all’estero, così gli ha proposto una collaborazione: creare per noi in esclusiva dei colori adatti alla nostra tecnica.
Lui ha accettato la sfida e da lì sono iniziati mesi di prove, sperimentazioni, lavaggi: lui ci spediva i colori, noi li provavamo e ci confrontavamo per migliorarli e renderli resistenti. Dopo diversi mesi di prove, fallimenti e sperimentazioni sono nati i colori che utilizziamo tutt’ora e che provengono da Madre Natura.
I colori che noi utilizziamo sono principalmente 4 che poi combiniamo assieme per ottenere varie sfumature.
Il blu di guado: il Guado (Isatis Tinctoria L.) è una pianta erbacea spontanea in tutta Europa dalle cui foglie si estrae l’indaco. Conosciuta fin dalla preistoria, per secoli è stata l’unica pianta utilizzata per la tintura blu dei tessuti. A partire dal Medio Evo è stata intensamente coltivata in Toscana e Marche dove era un’ importantissima risorsa economica tanto da essere definita Oro blu. Guado era il “cilestre” dei preziosi tessuti rinascimentali, il blu di Piero della Francesca. La cultura di questo colore scompare radicalmente verso la fine del XVI sec. a causa dell' introduzione dell'indaco dai paesi tropicali.
Il rosso di robbia: la Robbia (Robbia Tinctoria L.) è una pianta erbacea originaria dell' Asia, dalle radici si estrae l'alizarina, un colorante rosso chiamato anche garanza. È il colorante vegetale più importante nella storia della tintura e della pittura, nominato negli scritti Sumeri e nella Bibbia. La lacca di robbia era già utilizzata nelle pitture egizie, dal XIV al XIX sec. è stato un colore indispensabile ai pittori per ottenere effetti di profondità e trasparenza. Leonardo da Vinci ne indica l'uso per dipingere l'incarnato dei corpi. Il suo successo viene interrotto nel 1856 con la scoperta dell'alizarina sintetica.
Il giallo di reseda: la Reseda (Reseda Luteola L.) è un specie tipica dei paesi Mediterranei, il colorante giallo (luteolina) è contenuto in tutte le sue parti. Il suo utilizzo in tintura risale a tempi molto antichi, nel Medio Evo era tra i coloranti gialli più usati ed apprezzati. Largamente utilizzata in pittura e in miniatura sotto forma di lacca chiamata anche Arzica. La sua preparazione è descritta in molti manoscritti segreti e consigliata per simulare l'aspetto dell'oro o associata al guado per ottenere il verde. Sostituita dai colori sintetici nel XIX secolo.
Il nero di carbone: è il più antico tra i pigmenti arificiali, usato dall'uomo nelle pitture rupestri circa 30.000 anni fa. Insieme ad altri pigmenti neri di origine vegetale è stato descritto col nome di “atramentum” da Vitruvio e Plinio. Il Cennini lo cita come l'unico pigmento nero vegetale adatto all'affresco. Il nero di carbone viene prodotto dal lento processo di carbonizzazione del legno di faggio e carpino con il tradizionale metodo delle carbonaie. L'arte del carbonaio è un antico mestiere attivo ancora oggi sull'Appennino marchigiano in particolare nei paesi di Lamoli e Borgo Pace (PU).
Negli ultimi mesi le erbe tintorie vengono utilizzate su garza di lino dai Portatori di Gioia, Associazione di Promozione sociale con la quale collaboriamo e con loro impreziosiamo il packaging delle bomboniere o degli accessori del wedding: segnaposti/segnalibri, copertine promesse, decorazioni taccuini botanici ecc… e in futuro chissà se si riuscirà a coltivarle per realizzare una filiera chiusa di coltivazione e trasformazione: qua in Salento il clima è molto adatto alla loro crescita!